riccardo III e le regine
da shakespeare
di e con oscar de summa

con silvia gallerano, isa carloni, marco manfredi, marina occhionero

luci e scene matteo gozzi

con la collaborazione di armunia

produzione la corte ospitale


Riccardo III è un dominatore. Il suo potere non risiede tanto nella forza fisica quanto nelle sue capacità oratorie, che affascinano i suoi interlocutori e ne influenzano le azioni. Nella scalata per raggiungere il trono, si serve di tutti gli strumenti consueti degli uomini ambiziosi, utilizzando la potenza del segreto, l’arte della dissimulazione, il potere della negazione.
Nonostante coloro che egli manipola siano consapevoli della sua brama di potere e del suo carattere, non riescono a fare a meno di farsi ammaliare dalle sue abilità persuasive, anche e soprattutto le donne. Come mai? Anche la deformità fisica di Riccardo contribuisce alla sua ascesa al potere. Essa non è avvertita come una debolezza, viene sfruttata invece come elemento che rafforza il carattere di eccezionalità, grandezza, alterità del personaggio. In questo senso il contraddistinguersi dagli altri diventa il punto di partenza per “elevarsi” rispetto agli altri e quindi aspirare al potere. L’esito è scontato ma non meno inquietante se l’analisi si sposta sul piano del modello a cui fa riferimento la figura di Riccardo III e tutta la nostra società più in generale: Il dominatore,  e più precisamente il dominatore maschile.
Mi sono sempre chiesto come fosse possibile che Lady Anna cedesse alle lusinghe di Riccardo III proprio nel momento in cui trasporta la salma di suo marito. Impossibile accettare questo atteggiamento da parte di lei se non si tiene conto che Riccardo III si sostituisce in termini di dominatore alla figura del marito-sconfitto-dominato, colui cioè che non ha saputo assolvere al compito precipuo che il dominatore deve svolgere. Riccardo offre quello che l’altro non è riuscito ad assicurare: l’immagine dell’amore, legata al senso di sicurezza, legata alla figura del dominatore, che fa scaturire un Eros implicito. L’educazione e la società intera hanno creato e continuano ad alimentare, soprattutto nel corpo, modelli di comportamento che implicano desideri e aspirazioni ben definiti e distinti in base al sesso e all’ordine sociale. Tale ordine sociale funziona come un’immensa macchina simbolica tendente a ratificare il dominio maschile sul quale esso si fonda.
Dunque anche l’amore sottende a questo modello. L’amore infatti diventa amore simbolico sociale, e la forza simbolica è una forza di potere che si esercita sui corpi, direttamente, e come per magia in assenza di ogni costrizione fisica. E questa opera di magia è possibile solo se le disposizioni sono state depositate nel più profondo dei corpi attraverso il martellamento costante dell’educazione, la cultura, la famiglia, la forma delle relazioni. Una forza che diventa anche forza erotica. Ecco perché il potere è spesso associato all’erotismo.

Riccardo III e le Regine mette in scena il potere nelle sue diverse forme: avvalendosi degli strumenti shakespeariani che nulla hanno a che fare con la teoria ma molto con la pratica scenica fatta di leggerezza e profondità, inscena troveremo il nostro Riccardo al centro, su un trono, enorme e intorno a lui, nel tentativo di relazionarsi senza rimanere avvelenate le regine.

Con questo nuovo lavoro prosegue la ricerca di Oscar De Summa nella direzione di una rivisitazione in chiave pop dei classici shakespeariani. Ecco che, dopo Amleto a pranzo e a cena e dopo Un Otello altro, De Summa torna al teatro con un lavoro corale, che a differenza dei precedenti, prevede la presenza in scena al suo fianco di attrici donne, le tre regine.