la sorella di gesucristo
terzo capitolo della trilogia della provincia
di e con oscar de summa

disegno luci matteo gozzi

disegni massino pastore

produzione La Corte Ospitale - Attodue -Armunia

con il sostegno di la casa delle storie e corsia of

premio della critica anct "histryo" 2016 | premio rete critica 2016 | premio "mariangela melato" 2017


La storia che racconto è semplice quanto terribile. Una ragazza prende in mano una pistola Smith & Wesson 9 millimetri, regalata al padre dallo zio d’America, e attraversa tutto il paese per andare a sparare il ragazzo che la sera prima, venerdì santo della passione, l’ha costretta a subire una violenza. Una camminata semplice, determinata, senza appelli, pubblica, che obbliga tutti coloro che la incontrano, non solo a prendere una posizione netta nei suoi confronti ma anche a svelare i retroterra emotivi e culturali sui quali la posizione che esibiscono si posa. Una ragazza, che in virtù di quell’atto improvviso e inaspettato è costretta a crescere, è costretta a diventare donna, supera gli sguardi e i pregiudizi che a questi sguardi corrispondono, e superando gli sguardi supera i pregiudizi, le soglie che questi rappresentano, come fosse questo, anche, un viaggio iniziatico che dall’infanzia porta diritti nel mondo degli adulti. Si comincia dai familiari, per coinvolgere, piano piano, tutti quelli del paese e rivelare così, nel profondo, la nostra società, quest’italietta convinta di un progresso automatico e teso all’infinito degli anni ‘80, tutta incentrata sull’arroganza del maschio dominatore.
Così questa ragazza per riprendersi il suo corpo, il suo corpo privato, è costretta a farlo pubblico, a darlo letteralmente in pasto alla folla, ai suoi vaneggiamenti, ad assumere su di sé il suo stesso corpo sessualizzato dai maschi e dalla società contemporanea, dove l’occidente, e l’oriente, giocano tutto il loro potere dominante; quel corpo diviso in zone, in parti, smembrato ad uso e consumo proprio del potere attraverso l’imposizione di visioni e divieti. Ma qual è la via per rimettere tutto al suo posto? Al momento ci troviamo di fronte a quella dicotomia così contemporanea, nucleo di tutte le decisioni, anche le più importanti sul piano internazionale, ovvero se è giusto usare la violenza per riparare ad una violenza? E se così non fosse che alternative avremmo?
Il racconto però, lineare e scorrevole, strutturato secondo una forma classica, sa districarsi attraverso l’ironia del dire, compagna di leggerezza e sorriso, strumenti necessari per una comprensione più emotiva e consapevole che razionale, che non tralasciano però come alter-ego della narrazione né l’ordine del profondo né del necessario!