chiusigliocchi
di e con oscar de summa

con tommaso massimo rotella, francesco rotelli, armando iovino

disegno luci marco stefanini

una produzione la corte ospitale


Una volta Chiusi gli occhi, lo sguardo va verso l’interno, e lì si perde nella vastità incalcolabile del nostro essere. Fuori da ogni statistica c’è in noi una parte, una sostanza, che resta incalcolabile. Siamo sempre di più di ciò che crediamo o crediamo di essere. La mancata espressione di questo incalcolabile porta spesso ad una sensazione di impotenza ed inadeguatezza. Ed è proprio su questa sensazione che abbiamo rivolto la nostra indagine, teatrale prima di tutto, ma non per questo impersonale o priva di coinvolgimento diretto. La nostra potenza, sottratta della sua espressione, diventa violenza e si rivolge indistintamente su noi stessi o sugli altri. La sua priorità è manifestarsi e di fronte all’insormontabile sceglie la prima via accessibile. Lo spazio tra ciò che noi siamo e ciò che vorremmo essere, quel nostro spesso umiliante perfettibile, quel nostro costante sentirci inadeguati, quella terra sconsacrata colma di fantasmi, i nostri fantasmi, quella zona di guerra e di occasioni perse, di occasioni che avrebbero potuto cambiare totalmente la direzione del nostro andare, quel ritorno, quello spazio … è la nostra vita. E noi sappiamo che è lì che si gioca tutta la nostra lotta. Non conosco l’enigma con il quale il cielo mi deride Ma conosco la guerra sigillata nel mio nome Abbiamo preso a prestito quattro vite possibili, semplici, che per un momento sperimentano un inaspettato radicale desiderio di cambiamento. Incapaci di una lettura profonda di ciò che sta avvenendo dentro e attorno a loro, i quattro, perdono il controllo e compiono, quasi a loro insaputa, un atto estremo che li obbliga a prendere una nuova direzione: si suicidano. L’algebra di questo cambiamento è però, per loro, totalmente sconosciuta, ne perdono la coscienza e con essa ogni possibilità di colmare lo spazio incalcolabile. Ed è qui che si focalizza la nostra indagine, in questa loro indagine nel tentativo di definire gli ultimi istanti della loro vita, quelli che precedono il suicidio. Ciò li obbliga a definire i contorni e il significato della vita stessa che a sua volta obbliga noi a esprimere e comprendere la nostra inadeguatezza.