Critica (estratti)

diario di provincia
primo capitolo della trilogia della provincia
di e con oscar de summa


…Non a caso nato dopo una serie di laboratori sulla Commedia dell’Arte, lo spettacolo di De Summa rifiuta l’immobilismo (logocentrico) di tanto narrare scenico e, anzi, recupera una consapevole e studiata sintassi fisico-corporea per cui i contenuti drammaturgici sono veicolati anche per mezzo di una gestualità tutta terzo-teatrista, cioè a dire stilizzata e sintetica come nel caso del cenno che allude al movimento a scorrere della macchina fotocopiatrice e che scandisce la successione in quadri della pièce.

Simone Soriani


…quanto al De Summa attore, è certo da tenere d’occhio per duttilità, arguzia e non poco carisma nel dar vita, lui solo, alla variegata umanità del suo paese natìo…per andare d indagare il cortocircuito che si crea quando dal paese si vuole uscire, romperne ritmo e abitudini, rischiando in proprio, magari ingenuamente anche la vita…

Claudia Cannella - Histryo


...si tratta di un monologo che l'attore pugliese sviluppa su un intrigante tessitura narrativa e un agile interpretazione sui diversi registri di altrettanti protagonisti di un mondo marginale e chiuso, quello del minuscolo Erchie, provincia di Brindisi, città medioevale, comune d'Europa...una prova d'attore da non perdere, con largo spazio alla risata e un finale a sorpresa, che fa venire in mente il meglio di Antonio Albanese

Maria Manganaro - Il Messaggero


…De Summa è abile e il suo monologo è piacevole e il pubblico giustamente applaude…

Umberto Fava


…Uno spettacolo semplice e curato al dettaglio, lucido e onesto nel ritrarre -- con tanto amore e tanto odio -- l'affresco di una vita di provincia dove non succede niente, opprimente come una palude, da cui si può solo fuggire per poi sentirne (forse) la mancanza. Oscar De Summa riesce a comunicare l'urgenza di un'esperienza autobiografica profonda e insieme la pulizia del suo mestiere con mezzi teatrali semplicissimi: scena vuota, poche luci scarne e funzionali, qualche musica, il suo corpo e la sua voce:l'impressione che arriva allo spettatore quella di una divertita, e insieme dolente, confessione

Daniele Timpano


…De summa in compagnia della sua autobiografia di ex ragazzo di provincia, così comune e così eccentrica, piena di passaggi narrativamente notevoli e intrisa di uno spleen che dura tutto l’anno e fa sì che l’immobilita del tempo sia la regola

Riccardo Maruti


Un luogo nascosto di quel nostro Sud talora protagonista, ma tante più volte comprimario di un immaginario nazionale standardizzato in tanto cinema del dopoguerra, e non solo in quello cosiddetto di Serie B. “Borgo medioevale, Comune d'Europa....Benvenuti....Arrivederci”, è questo il luogo scelto da Oscar De Summa, e poco importano qui a mio parere le rivisitazioni o le esperienze autobiografiche, per innescare questa sua drammaturgia che muove dai toni di commedia, irriverenti e anche farseschi, per terminare la sua peripezia nel buio di una tragedia dalle connotazioni ultra-locali e ultra-temporali. De Summa interpreta il teatro di narrazione in una sua maniera singolare, un teatro ove la parola si mescola e si meticcia con la mimica farsesca di un volto spesso trasfigurato e la mobilità del corpo che si fa supporto e traduttore di senso. Un po' teatro di narrazione e, credo, un po' anche teatro di figura. La struttura narrativa esalta in effetti la sua già solida sapienza recitativa, così che la scena vuota si riempie e si articola con la cinetica dei movimenti che fa apparire, concreti e solidi di fronte ai nostri occhi, gli spazi evocati dal pensiero. Un ragazzo della dimenticata provincia pugliese, amata e odiata ma mai veramente estirpata dal ricordo, alle prese con il nulla di una routine che annienta le persone trasformandole, comicamente e tragicamente, in pupazzi dai tick sempre ripetuti, un ragazzo che sogna di cambiare per essere diverso, per essere unico, per ridiventare dunque persona. Muovendosi in quel limbo, opprimente e insieme protettivo come certe famiglie del sud, ci accompagna fino al limite della tragedia ed in essa ci ribalta e ci immerge. Lo scontro-incontro con i criminali divenuti padroni, la morte dell'amico ucciso per uno sgarro e la fuga-abbandono di quel ventre caldo forse ancora rimpianto, chiudono il ciclo e sono significativamente preceduti fin sul ciglio, dalla risata incontenibile di quel medesimo amico minacciato da una pistola puntata al volto. È una sorpresa per il pubblico forse ormai tranquillizzato dalla peripezia ironica e farsesca che i quadri narrativi, che si alternano come i quadri scenici di un teatro di pupari, hanno squadernato sulla scena, pubblico che si scuote e ritrova i suoi enigmi più profondi, sulla vita e sulla morte che l'accompagna, di nuovo irrisolti. Uno stacco, un ribaltamento, un irruzione del reale improvvisa e catartica che De Summa prepara con maestria sia drammaturgica che scenica. Uno spettacolo da vedere cui il pubblico ha tributato caldi applausi.

Maria Dolores Pesce - dramma.it